“In ogni studio di analista dovrebbero esserci due persone piuttosto spaventate: il paziente e lo psicoanalista. Se non sono spaventati, c’è da domandarsi perché si prendano il disturbo di scoprire quello che tutti sanno” (W.R: Bion, 1974,p.353)
Non è affatto semplice spiegare di cosa si tratti un percorso di psicoterapia; per farlo ho provato a cercare tra aforismi e citazioni, trovando in questa frase di Bion, un interessante appiglio per rendere quanto il momento del colloquio sia un tempo speciale e diverso dalla quotidianità, in cui, in un lavoro comune e condiviso, paziente e terapeuta si attivano per trovare, dare e creare senso. Non si tratta soltanto di svelare alla persona qualcosa che non sa, attraverso, ad esempio, l’interpretazione o l’analisi dei sogni, bensì di attivare un’esperienza che includa questi strumenti e li inserisca in una relazione insatura in cui paziente e analista sono impegnati in un “making sense together”, recuperando un’espressione di Donna Orange, ovvero creare un senso insieme.
Affinché un meccanismo tanto complesso ed in grado di operare così in profondità possa instaurarsi sono necessarie alcune condizioni, la cui presenza viene valutata nel corso di una serie di colloqui iniziali di consultazione, abitualmente 5 appuntamenti, tesi a raccogliere informazioni ed elementi di rilievo nell’anamnesi, a comprendere se la psicoterapia può essere indicata e la sua sostenibilità.
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