L’essere umano racconta con la sua storia, a livello filogenetico e culturale, e individuale, a livello ontogenetico, un grande bisogno di relazione, fin da prima di prima di nascere e come condizione perché ciò avvenga, per imparare, creare, divertirsi, aprirsi a generazioni successive, affrontare i lutti, i problemi e morire.
Lo stress è ormai riconosciuto come un’epidemia, in Italia ne soffrono nove persone su dieci, negli Stati Uniti il 40% della popolazione ammette di sentirsi più stressato dell’anno precedente. Secondo l’Oms è questo il male del secolo.
La danza e il movimento sono dimensioni caratteristiche dell’essere umano: dal primo battito cardiaco del feto, ogni istante nella vita di ciascuno sarà caratterizzato da un’alternanza di contrazioni e rilassamento dei muscoli al ritmo del respiro, della musica, delle percussioni, delle relazioni.
La Danzaterapia: cercare la risposta nella comunità
Il movimento, in particolare all’interno di un gruppo, offre alcune possibilità di costruire esperienze inaspettate rispetto alle diverse quotidianità, ugualmente meno fertili nelle diverse età, relativamente alle potenzialità creative e alla relazionalità dell’essere umano.
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è un’occasione di prendersi cura di sé, dedicandosi uno spazio altro rispetto ad obiettivi agonistici, sportivi, estetici e garantito per quanto concerne le modalità di attivazione corporea, l’inclusione e le competenze corporee del conduttore.
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è un momento di divertimento, ludico e di partecipazione ad un gruppo.
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offre l’opportunità di beneficiare di un ambiente sicuro, ben delimitato e non giudicante
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rappresenta una possibilità di creare, sperimentare e muoversi all’interno di una cornice musicale e ritmica
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costituisce un’occasione di prevenzione della sedentarietà e favorisce una moderata attivazione del sistema cardiocircolatorio, con benefici come, ad esempio, il mantenimento del tono muscolare, di una soddisfacente circolazione, di una positiva stimolazione cognitiva.
Storicamente, emerge come già Marian Chace, considerata la fondatrice della disciplina, danzatrice americana attiva in ambiti psichiatrico negli anni 40, avesse individuato la radice della danza terapia nella spontanea risposta motoria degli esseri umani ad uno stimolo ritmico. Guardando alla propria esperienza ciascuno potrà, infatti, scoprire come sia per lui naturale schioccare le dita, battere le mani, tenere il tempo o oscillare al suono di una canzone famosa o della sua melodia preferita. Non servono infatti competenze di danza e non si tratta di imparare specifici balli o movimenti. Il potenziale della DMT risiede infatti nell’esperienza ludica e motoria profondamente diversa dall’ordinario e, di conseguenza, fattore di crescita e di incremento del benessere. Talvolta vengono proposti giochi da svolgere come singoli, ma la maggior parte delle proposte si realizza in coppia o con l’intero gruppo.
Oggi la danzaterapia ha infatti varcato i confini di interventi in contesti clinici o di disagio, in cui comunque è utile strumento di riabilitazione di esercizio delle competenze residue in un’ottica di inclusione, e costituisce una preziosa risorsa per prevenire il disagio e promuovere il benessere nelle diverse fasi del ciclo di vita.
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