Dubbi sui DSA? Meglio non aspettare

Confrontarsi con i problemi di un figlio, per i genitori, non è mai semplice.

Farlo infatti richiede di potersi confrontare con la differenza tra le aspettative e la realtà, senza negarla o attribuirne la cause a fattori esterni ed incontrollabili, per mettersi al riparo dal doversene occupare e restando nella posizione più comoda, ma involutiva, della recriminazione o dell’impotenza.

Per quanto riguarda i DSA non è semplice assumere per i genitori questo ruolo assertivo rispetto alle difficoltà del figlio. In contesti disfunzionali, in cui non c’è buona comunicazione con la scuola, ad esempio, posso trascorrere diversi anni prima che le difficoltà del bambino, per quanto evidenti, siano portate all’attenzione di uno specialista. Si tende infatti ad attribuire la spiegazione delle difficoltà a caratteristiche dell’alunno, ma derivanti da una sua scelta. Se ne parla infatti in termini di bambini pigri, svogliati, disattenti, senza cogliere come questi comportamenti possano essere un tentativo inconsapevole di far emergere un disagio più profondo rispetto alle richieste scolastiche ed ai vissuti negativi che esse provocano.

Man mano che le difficoltà permangono nel bambino possono strutturarsi risposte e modalità di relazione reattive verso le situazioni, in termini di ritiro e svalutazione, o di aggressività ed impulsività.

Biasimare il bambino o prendersela con gli insegnanti non rappresentano soluzioni in grado di sbloccare la situazione, ma solo spostamenti della frustrazione che i genitori provano per quanto sta capitando. Il primo passo per risolvere questo stallo è comprenderlo meglio e questo può avvenire rivolgendosi ad una figura terza, in grado di garantire un ascolto insaturo, competente e non giudicante.

Nel Lazio, nell’alveo del quadro normativo DGR 32/2020, sono state create le équipe professionali per l’accertamento dei DSA, piccoli gruppi di professionisti privati, composti da psicologi, logopedisti e neurospichiatri, in grado produrre la certificazione necessaria ai fine scolastici per la stesura del P.D.P.

La diagnosi di dislessia, disortografia e disgrafia può essere fatta alla fine della seconda elementare, mentre quella di discalculia alla fine della terza elementare. Prima di queste tappe del percorso scolastico, la varietà dei risultati dei test rende troppo difficile il discernimento di un disturbo specifico dell’apprendimento, ma è necessario stabilire, situazione per situazione, se si tratti di maturazione lenta o atipica oppure specifica difficoltà di un processo sottostante.

Appare quindi importante non procastinare l’approfondimento diagnostico, guardando ad esso come una fotografia del percorso di sviluppo che, indipendentemente dalla presenza di un DSA, fornirà un immagine utile a meglio comprendere ed orientare le azioni educative, uscendo dallo stallo e dalla tendenza a nascondere le proprie preoccupazioni genitoriali attraverso la negazione o la recriminazione.

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