Tra gli argomenti che maggiormente imbarazzano gli adulti nel loro ruolo, formale o informale, come educatori al primo posto c’è senz’altro la sessualità.
Si preferisce parlare di impegno, regole, voti, progetti formativi e professionali, ma l’affettività e le relazioni intime rimangono un argomento molto complesso e di cui molti genitori preferiscono non occuparsi.
Non si può però mettere la testa sotto la sabbia. 
I dati di un recente studio, apparso sul Guardian, a questo link è disponibile l’articolo, portano alla luce una realtà con cui tutti noi facciamo fatica ad accettare, tanto è stridente con l’idea di protezione e sostegno verso chi si trova nelle fasi dello sviluppo. Emerge infatti come il 53% dei ragazzi tra gli 11 e i 16 anni ha già visto materiale pornografico sul web, e il 95% di loro ha visionato scene sessualmente esplicite prima dei 14 anni. Il sondaggio è stato condotto nel 2015 su oltre 1000 ragazzi inglesi di età compresa tra gli 11 e i 16 anni e rappresenta il più esteso ed inclusivo studio del Regno Unito sul tema.
Questi dati materializzano la caratteristica di accessibilità totale del web, senza limiti di tempo e di età, e consegna ai genitori la problematica dell’ambivalenza degli strumenti tecnologici di cui vengono dotati i ragazzi: risulta infatti che sono gli smartphone la via d’accesso più comune alla pornografia online.
Non si tratta di demonizzare o condannare la tecnologia, né l’industria del porno, ma questi dati impongono una presa di coscienza, tanto più che, dai dati pubblicati, emerge come oltre la metà dei ragazzi (il 53%) abbia valutato come “realistica” la rappresentazione del sesso vista sul web. Quasi come se fosse una guida, un manuale contenente risposte, un confidente da cui ottenere rassicurazioni, il 39% dei ragazzini tra i 13 e i 14 anni che ha già avuto rapporti sessuali nella realtà sostiene di aver “copiato quello che hanno visto nei filmati del web”.
Negli ultimi anni si sono sviluppate tecniche per limitare l’accesso dei minori a siti e materiale pornografico; per quanto necessarie queste azioni non possono essere le sole per affrontare una realtà così multiforme e complessa.
Si tratta infatti di una sfida educativa senza precedenti in quanto gli strumenti a disposizione degli adolescenti sono così innovativi da essere sconosciuti alla generazione precedente e privi di una regolazione culturale.
La chiave di volta non può essere semplicemente l’interdizione dalla navigazione su alcuni siti in quanto tali contenuti potrebbero essere veicolati attraverso social network o chat.
La direzione da intraprendere per gli educatori, benché più faticosa, appare dunque quella di riconoscere l’esigenza di spazi per la formazione di una consapevolezza sui temi dell’affettività e della sessualità negli adolescenti.
In risposta alle necessità di confronto sul tema e in collaborazione con l’Ostetrica, dott.ssa Alessandra Cafaro e con la collega Psicologa, dott.ssa Laura Elke D’Apolito , promuoviamo percorsi di parent training ed educazione all’affettività e alla sessualità. .
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