Per non perdersi di vista: riflessioni per una coppia che diventa famiglia

La genitorialità è una gioia che rivoluziona la relazione affettiva con il proprio partner; lo sconvolgimento è tanto grande, tra nuove responsabilità, ansie, cambi d’umore, incombenze, preoccupazioni che i neogenitori rischiano di trascurare la coppia al punto di “perdersi di vista”.

Il passaggio dalla coppia alla famiglia non è affatto indolore; nel ciclo di vita della coppia e dei singoli questo momento implica una profonda rinegoziazione delle maggiori componenti alla base della relazione:

  • quella romantico-erotica;
  • quella della complicità amicale;
  • quella delle solidarietà, vale a dire la partnership.

La coppia che accoglie una nuova vita deve affrontare numerosi compiti di sviluppo e ciascuno li affronta secondo le sue risorse; ogni coppia trova la sua strada per risolvere le diverse dimensioni del cambiamento e continuare il cammino della famiglia.

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Foto di Sergio Tuccio

La nascita del primo figlio implica un passaggio dalla diade alla traide, una ridefinizione dell’identità di coppia per il passaggio dalla coppia coniugale a quella genitoriale. La nascita del primo figlio modifica anche i legami e i ruoli; il matrimonio può permettere di sciogliere la coppia coniugale mentre la coppia genitoriale non potrà mai essere sciolta,rimarrà tale per sempre, almeno in relazione al figlio. Non bisogna dimenticare poi come questo evento non riguardi solo la coppia ma anche le famiglie d’origine e la comunità.

Già nel corso della gravidanza la relazione di coppia viene modificata in linea con la necessità di creare uno spazio, non solo fisico, per accogliere un terzo; inizia quindi una difficile riorganizzazione sia della relazione coniugale sia dei geniori come singoli.  Innanzitutto avvengono una serie di cambiamenti legati al fatto che bisogna spostare una parte delle cariche libidiche ed affettive dal partner al bambino. Inoltre, durante l’attesa, ogni genitore ripercorre la propria infanzia cercando di creare e ridentificare la propria identità come padre o come madre. Le trasformazioni corporee permettono alla donna di partecipare immediatamente all’evento e sviluppare il senso materno. L’uomo impegna più tempo anche perché l’unico modo che ha permettersi in contatto con il bambino è attraverso una buona relazione affettiva e psicologica con la moglie.

La famiglia nasce, quindi, da un complesso reciproco adattamento basato su una solida alleanza genitoriale.

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Foto Sergio Tuccio
I risvolti psicologici e relazionali della gravidanza possono essere anche molto negativi, in quanto  un padre che si sente messo da parte potrebbe sfogare la sua frustrazione e gelosia in una relazione extraconiugale e una donna potrebbe reagire a sentimenti negativi, come la gelosia, o alla scarso supporto chiudendosi sempre di più nella relazione madre – bambino. La gravidanza potrebbe anche innescare tra i coniugi in una relazione fusionale che viene però poi spezzata dal parto, per cui il bambino potrebbe essere identificato come un terzo non desiderato all’interno della fusione di coppia, o accettato in modo parziale e in funzione delle parti che i coniugi hanno proiettato in lui. Per queste ragioni è necessario che la gravidanza poggi su una base sicura, su un effettivo patto dichiarato, sul superamento dei compiti evolutivi della fase precedente e su una maturità personale.
Rispetto alle famiglie di origine la gravidanza dovrebbe portare, anche nelle situazioni più tese e complesse, una parentesi di positività. E’ come se si creasse una sorta di tregua, come se si dimenticasse il passato in vista della bontà dell’evento atteso. Questo clima di pace è funzionale per la preparazione della ridefinizione di ruoli e legami che avverrà con la nascita. Di solito è la famiglia d’origine della moglie, e soprattutto la futura nonna, ad aiutare la coppia ad affrontare i compiti organizzati e a dare supporto emotivo, ma ciascuna coppia deve essere in grado di stabilire e rispettare confini per non veder intaccati i propri confini o non far sentire uno dei due partner messo da parte o attaccato.
Progetto Mamma Aprilia  , programma annuale gratuito di sensibilizzazione e prevenzione del disagio a beneficio delle famiglie e delle comunità del territorio pontino, curato da Cafaro Alessandra, ostetrica, D’Apolito Laura Elke, psicologa, Guaramonti Paolo, psicologo, Sergio Tuccio, fotogiornalista, nasce per dare la  possibilità a famiglie in attesa o con figli nel primo anno di vita di incontrarsi e usufruire di orientamento e consulenza professionali gratuiti nella convinzione che questi momenti mensili siano essenziali per la promozione del benessere delle coppie e dei bambini. Il Progetto Mamma Aprilia  mira anche a incrementare la sensibilità del territorio e della comunità rispetto ai temi della gravidanza e della genitorialità.
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