Con la cattedra alle spalle: una nuova posizione per formare e formarsi?

Da molti anni ormai diverse ricerche segnalano come la professione dell’insegnante e dell’educatore siano tra quelle che maggiormente espongono a livelli di stress personale, relazionale e istituzionale.

La molteplicità dei ruoli ricoperti e il loro dispiegarsi in eterogenei contesti, mutevoli ed incerti, infatti rendono le richieste molto elevate e costanti, riducendo al tempo stesso spazi di decompressione, riflessione e rigenerazione.

Dove si collocano i confini tra la professione e le altre aree dell’identità personale, sociale e del quotidiano? Dove quelli relativi alle proprie competenze, ai propri ruoli?

Il quotidiano tende inerosabilmente a saturarsi; i minuti sono contati
tra riunioni, équipe, programmazioni, appuntamenti, correzioni dei compiti, contatti con i servizi . Sembra che il costante ripetersi di settimane piene incrementi lo stress e generi una flessione nella propria percezione di autoefficacia, producendo una diminuzione del senso di benessere personale, relazionale e istituzionale ed un incremento della tendenza a ripetere elementi formali legali al proprio ruolo, lasciando che lo stesso si insterilisca in un esercizio meccanico lontano dal contatto vero, anche se talvolta problematico e faticoso, con l’altra persona e i suoi bisogni.

Una proposta per insegnanti, sviluppata a partire dagli stimoli della Danzaterapia

“Lasciarsi la cattedra alle spalle” diventa quindi un invito simbolico per proporre una nuova e meno inconsapevole dinamica con i propri ruoli, sociali ed interni.

Non si tratta infatti di rinunciare frettolosamente ad essi come ad ogni setting educativo o formale definito e chiaro, al contrario l’invito è proprio a diventare meno inconsapevoli delle proprie caratteristiche e di quelle che sono richieste dai contesti per poter, conoscendole, “lasciarsele alle spalle”, tentando di non ripeterle e promuovendo consapevolezze in grado di suscitare capacità creative dei singoli e dei contesti.

Il cavallo negli scacchi e le implicazioni simboliche di movimenti trasversali

Come “lo scarto del cavallo” nel gioco degli scacchi, così una proposta formativa e di riflessione a partire dagli la danzaterapia consente di spiazzare le aspettative, di operare movimenti relazionali, personali e fisici, diversi dal consueto, con l’effetto di promuovere benessere e rompere gli schemi disfunzionali delle routine.


Ogni proposta con la danzaterapia si basa sulla partecipazione a un gruppo, un contesto non giudicante ed accogliente in cui ciascun partecipante potrà portare quanto desidera della sua esperienza come formatore. Non si tratta infatti di una danza da imparare, né di una sequenza estetica di passi, bensì di uno strumento a servizio del processo in cui il gruppo è impegnato ad accogliere quanto ciascuno porta, facendone oggetto di lavoro e potenziale trasformativo per i singoli, i piccoli gruppi in cui operano e le istituzioni che attraversano.

Se queste brevi riflessioni ne evocano altre, l’invito è a condividerle e a non esitare per porre domande o richieste di chiarimento, scrivendomi o contattandomi anche tramite la pagina Facebook

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