Il tempo, organizzatore delle giornate e delle settimane delle vite di ciascuno ricorre spesso, e in forme diverse, sveglie, orari, coincidenze e periodi di vacanze, nei discorsi e nei pensieri, eppure, dovendo definirlo, potrebbero apparire delle lacune nella definizione di questo concetto.
La concezione del tempo da parte dell’uomo non è stata sempre la stessa: attraverso le società se ne sono costruite diverse e si trova traccia di questo costante mutamento guardando all’evoluzione artistica, culturale e scientifica. Nella società contemporanea il termine tempo indica sia quello che scorre sulle lancette degli orologi sia quello atmosferico. Concentrandosi sul primo significato è facile riconoscerne il legame con una delle due componenti con cui la cultura greca designava lo scorrere dei giorni.
Gli antichi Greci avevano una concezione dualistica del tempo, usando, per riferirsi ad esso, due termini ben distinti: Chronos e Kairós. Chrónos indica la nozione astratta del tempo che scorre, la durata quantitativa. Kairós invece ha una natura qualitativa: rappresenta il momento giusto, opportuno, propizio, adatto, conveniente, la buona occasione, la circostanza favorevole.
Mentre la prima si riferisce al tempo logico e sequenziale, la seconda significa “un tempo nel mezzo”, un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualcosa” di speciale accade.
Non si tratta ovviamente di una semplice distinzione verbale; l’uso delle parole e il contesto relazionale da cui esse derivano e in cui si utilizzano è l’esito di un processo di costruzione di significati che al tempo stesso contribuisce a mantenere. Per questo è molto importante riflettere sulla distinzione tra le due sfumature nel concetto dello scorrere del tempo, non per individuarne la migliore o rifiutare quella che potrebbe sembrare alla base di molte insoddisfazioni, bensì per introdurre possibilità di flessibilità tra il rispetto delle scadenze e il potersi prendere momenti speciali.
Potremmo connettere, all’interno della definizione di un’identità legata alle relazioni e ai sistemi culturali, il dover rispettare termini e scadenze allo sperimentare quote di stress e insoddisfazione rispetto al proprio vissuto. Il corpo infatti ci trasmettere la propria difficoltà di adattamento a ritmi e sistemi di costruzione del significato difficili da integrare con aspettative proprie.
Desiderare che tutto si risolva in fretta o che una realtà cambi, mutando verso un nuovo equilibrio o ritrovandone uno passato, porta a confrontarsi con l’impossibilità di controllare tale dimensione che potrebbe determinare disagio e tentativi di forzare l’andamento del tempo.
Poter riconoscere questa distinzione aiuta a introdurre una dimensione di flessibilità rispetto al rapporto tra l’identità e il tempo: così come l’identità muta continuamente anche il tempo non cesserà il suo scorrere, tuttavia, la nostra esperienza del mondo può portarci a creare delle aree maggiormente significative e da ricordare, dei momenti in cui la scansione temporale non sia la più importante.
Percepirsi come agenti in grado di controllare la proprie giornate, la loro scansione e l’evoluzione di una fase della propria vita sostene la propria autostima, il proprio benessere, anche corporeo, e la capacità di promuovere e creare azioni con le capacità che ciascuno possiede. Una condizione per rendere possibile tale esperienza risiede nella flessibilità della concezione del tempo, nella possibilità di distinguere ritmi e scansioni differenti, creare il proprio. Uno strumento di benessere, relazionale, ludico e creativo che potrebbe introdurre e arricchire le riflessioni sul tempo a partire da un vertice osservativo differente è la danzaterapia, qui un articolo introduttivo su questa disciplina.
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