Si sente spesso parlare di identità, come insieme stabile ed immutabile delle caratteristiche di una persona, in grado di distinguere tra chi parla e chi viene descritto come diverso, portatore di un’alterità, una differenza.
Tale visione stabile e monolitica dell’identità, per quanto talvolta rassicurante, tuttavia sembra escludere la componente dinamica e relazionale attraverso la quale, nel corso dell’intero ciclo di vita, si sviluppa il sentire di ciascun essere umano.
L’immagine del sé, ossia l’immagine che tutti noi abbiamo della nostra soggettività, deriva dalle esperienze che quotidianamente viviamo, e della nostra capacità di attribuirvi un significato, all’interno dei rapporti sociali significativi, in particolare nella fase dell’infanzia.
Condiziona il nostro modo di essere e di agire, facilitando o ostacolando il raggiungimento degli obiettivi che l’individuo si propone e la loro stessa individuazione.
L’insieme organizzato di tutte le componenti costituisce lo schema del sé, ossia l’identità personale, un sistema in cui continuamente si crea ed evolve un mosaico di configurazioni positive e negative.
L’identità personale potrà definirsi positiva se l’individuo mostra un prevalere di componenti positive all’interno dello schema del sé, sarà mostrato un elevato concetto di sé e sarà presente un buon livello di autostima, mentre, a fronte di un prevalere di componenti percepite negativamente, l’identità personale sarà negativa, saranno minori il concetto di sé della persona e la sua autostima.
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All’interno della società contemporanea ogni individuo è inserito in un complesso sistema di ruoli e si trova a rivestirne diversi, quasi senza accorgersene, transitando attraverso di essi e facendone prevalere uno, o un insieme strutturato, a seconda dei contesti in cui si trova.
Alcuni ruoli sono ascirtti, come il genere o l’appartenenza etnica, mentre altri sono acquisiti, come, ad esempio, la professione. Per raggiungere e mantenere un buon grado di benessere è molto importante poter mantenere una certa flessibilità rispetto alle dinamiche legate ai ruoli, senza ricondurre l’intero sé personale ad uno solo di essi, creando quindi un’identità molto stabile, ma altrettanto rigida, o a un loro continuo fluire, credendo di poter rifiutare qualsiasi forma di identità stabile. I continui mutamenti in cui siamo immersi infatti potrebbero far pensare all’esclusione di qualsivoglia forma di stabilità rispetto all’identità personale, al contrario esiste in nucleo stabile dell’identità che consente il mantenimento di una determinata personalità e al tempo stesso, il mutamento di aspetti secondari e superficiali dell’identità di sé.
All’interno di questi continui e spesso inconsapevoli processi gli individui sono portati ad attuare processi di autoconferma rispetto alla necessità di avere un’identità stabile positiva:
– la selezione delle informazioni: per cui, tra le molte informazioni disponibili all’interno dei contesti relazionali che vengono attraversati e nell’esperienza che ne ciascuno ne fa, vengono selezionate le informazioni che confermano positivamente la nostra immagine;
– l’interpretazione: qualora ci siano delle discrepanze tra le informazioni disponibili nell’ambiente e l’immagine che l’individuo aveva costruito di sé si agisce la necessità di salvaguardare l’identità costruita attraverso un processo di rimaneggiamento dei dati, sovente attraverso una minimizzazione dell’importanza di una prova o di una relazione a fronte di una delusione o di un risultato diverso da quanto sia era sperato;
–selezione di gruppi e contesti: ogni individuo, mosso dalla necessità, per promuovere il proprio benessere, a livello intra e interpersonale, è sollecitato a scegliere contesti e stabilire legami con le persone il cui giudizio ci appare poter essere più simile a quello personale, incrementando la possibilità di ottenere feedback positivi.

All’interno delle dinamiche legate all’identità personale e alle relazioni le emozioni sono costantemente presenti ed non è possibile immaginarne un ruolo “disturbante”; al contrario la componente emozionale orienta e fonda, agendo in modo indissolubilmente legato alle valutazioni cognitive, la nostra identità personale e il modo in cui poter interagire nelle relazioni.
L’immagine di sé oscilla costantemente tra cambiamento ed evoluzione e, per quanto faticoso, è necessario ammettere che il processo di costruzione non porterà mai ad un’identità immutabile e ad un arresto delle evoluzioni. La possibilità di poter oscillare tra flessibilità e stabilità rispetto ai temi dell’identità costituisce la base per portare qualcosa di sé all’interno delle relazioni rispettandone regole e rinsaldando legami e per mantenere un patrimonio di esperienze personali e profonde in grado di garantire la propria stabilità all’interno di contesti relazionali caleidoscopici e accelerati come quelli contemporanei, in cui la globalizzazione e le tecnologie, hanno introdotti fattori e dinamiche che potevano apparire, solo qualche anno fa, molto distanti dal concretizzarsi.
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