La fascia d’età compresa tra i 55 anni i 65 anni è sempre più presente nei luoghi di lavoro; l’età pensionabile è destinata ad aumentare e il numero delle persone attive in questa fascia di età si è attestata tra il 2007 e il 2013 intorno al 43%. Non siamo ancora ai tassi dei paesi del nord Europa, in cui il dato varia intorno al 60%, tuttavia la direzione intrapresa è chiara e ha delle conseguenze, sulle vite dei singoli e dei sistemi aziendali, non sempre semplici da comprendere e gestire.
Generalmente i lavoratori più anziani sono vittime di stereotipi e pregiudizi che li vedrebbero
- più esposti a malattie e infortuni
- più vulnerabili alle interferenze tra vita lavorativa e familiare
- dotati di minori possibili di apprendere e capacità di sviluppo
- meno produttivi, motivati ed efficienti
In realtà il lavoratore maturo può, pur dovendo confrontarsi con i primi segni del decadimento fisico e cognitivo, modificare le proprie modalità operative mettendo in atto pratiche di compensazione. Un lavoratore esperto può infatti capitalizzare al meglio il proprio bagaglio di “expertise” e competenze accumulate, tanto che la sua prestazione raramente risulta inferiore in termini qualitativi e quantitativi a quella di un collega più giovane.
I lavoratori esperti hanno inoltre maggiore propensione a mostrare comportamenti più positivi rispetto ai giovani per quanto riguarda aspetti della prestazione a livello organizzativo. Sembrano inoltre prevalere comportamenti di sicurezza e positive pratiche legate alla cittadinanza organizzativa, all’aiuto volontario, all’identificazione con scopi collettivi mentre sono inversamente proporzionali all’aumentare dell’età comportamenti contro-produttivi, come ritardi, assenteismo, aggressività.
Per le aziende sarà sempre più importante affrontare e vincere i pregiudizi e gli stereotipi riguardanti i lavori maturi, promuovendo, magari con la collaborazione di percorsi di team building e esperienze progettuali di sostegno, un clima organizzativo che sappia valorizzare chi ha già un’esperienza rendendo possibile, al tempo stesso, l’avvicendamento con nuove forze produttive.
Nella mia pratica professionale mi impegno a strutturare interventi per la promozione del benessere e della produttività nei gruppi di lavoro, anche attraverso pratiche innovative e adeguate al team building come la la danzaterapia per quanti lavorano e si confrontano con le sfide del mondo della cura o della produzione
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