L’arrivo dell’estate non porta solo caldo e una diminuzione degli impegni: la bella stagione infatti è collegata anche a modifiche e cambiamenti nelle routine quotidiane di ciascuno.
Se per molti le novità di una vacanza rappresentano un’attesa evasione dal lavoro e dalla monotonia delle proprie abitudini, queste possono rappresentare, nei contesti in cui ci si occupa della cura di un familiare, un momento di disequilibrio e disagio.
Non si può d’altronde pensare di negare spazi e periodi di riposo al personale professionale che si occupa dell’assistenza o di non concedersi momenti per recuperare energie, allentando per qualche periodo il proprio impegno nella gestione e nella cura del malato.
In base a quanto emerge dalle analisi delle associazione di categoria il mese di luglio risulta essere quello preferito dal personale impiegato nell’assistenza domiciliare, probabilmente in ragione dei costi più bassi dei trasporti e della necessità di rientrare ad agosto, mese in cui i familiari del paziente vanno in vacanza.
I mesi estivi sono inoltre quelli in cui i centri diurni specifici, (ad es. per l’Alzheimer) o aspecifici riducono la loro offerta di servizi rispetto ai mesi tradizionali, lasciando il malato e la sua famiglia a confrontarsi con un numero maggiore di ore di assistenza da pianificare e di cui farsi carico.
Non tutto, però, è necessariamente negativo.
L’occasione di una mutazione, di un cambiamento della routine non deve infatti corrispondere automaticamente a un evento negativo, al contrario può, se adeguatamente gestita, rappresentare un momento di recupero delle proprie energie, maggiore creatività e inserimento di nuove risorse all’interno delle rete dell’assistenza.
La figura dello psicologo può, fungendo da sostegno al caregiver familiare nel suo ruolo di case menager, agire nell’individuazione delle risorse disponibili e nel reperimento di quelle necessarie in funzione della situazione che la famiglia sta affrontando.
La difficoltà, la fretta e la frustrazione di chi, oltre a gestire i propri vissuti, di cui ho parlato in questo precedente articolo, deve organizzare e pianificare l’assistenza possono portare a rivolgersi a personale impreparato o inaffidabile, spesso non potendo negoziare con la persona assistita tale modificazione e dovendo lasciare, conseguentemente, i suoi vissuti sul piano emotivo e relazionale inascoltati, per quanto rilevanti.
Un servizio di sostegno come quello che sto offrendo in risposta ai bisogni del territorio pontino consente, attraverso l’introduzione di un altro vertice osservativo, professionale e rispettoso della privacy, di incrementare le capacità di pianificazione e, conseguentemente, di promuovere il benessere per i singoli e gli interi gruppi familiari coinvolti nel lavoro di cura.
Lo psicologo come aiuto al nucleo che si prende cura di un persona con patologia grave o degenerativa rappresenta, anche in previsione dei cambiamenti legati al periodo estivo, un prezioso sostegno in grado di promuovere maggiore benessere e salute.
Nella mia pratica professionale, presso gli studi professionali in Roma, Aprilia e Tor San Lorenzo e, in alcuni casi, a domicilio, lavorando in rete con medici e geriatri, strutture del Servizio Pubblico e associazioni territoriali, offro ascolto, sostegno e orientamento a caregiver familiari per la gestione di situazioni di lungodegenze o patologie degenerative.
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