Crescere non è certo un percorso lineare, né privo di ostacoli o difficoltà. I genitori e l’intera comunità educante aiuta lo svolgersi dello sviluppo, con i suoi mutamenti, in particolare adoperandosi per mettere in condizione i bambini e gli adolescenti di padroneggiare le loro emozioni, anche quelle negative, connesse allo stress.
Gestire le relazioni e le emozioni non è però semplice: talvolta possono apparire , nelle diverse età della crescita, in particolare tra i 6 e i 7 anni, varie forme di tic.
I tic sono un insieme di movimenti, gesti o espressioni dal carattere improvviso, tendono ad essere ripetitivi, aritmici, rapidi e stereotipati. Sono percepiti come come irresistibili dalla persona, anche se possono essere repressi per periodi variabili di tempo. Compaiono in modalità che sembrano esacerbarsi in condizione di stress e attenuarsi durante attività che richiedono concentrazione e spariscono in genere durante il sonno.
La patologia ticcosa presenta una elevata frequenza; si ritiene che la prevalenza dei tic nell’ambito della popolazione generale oscilli tra i 4 e il 10%. Si distinguono tic motori e vocali; entrambi possono essere classificati come semplici o complessi, anche se il confine non è ben definito.
– I tic motori semplici più comuni includono ammiccamenti, torsioni del collo, alzate di spalle, smorfie del viso e colpi di tosse. I tic motori complessi si manifestano con comportamenti intenzionali come espressioni facciali, gesti degli arti o della testa. Comprendono movimenti mimici o azioni come il riassettarsi, saltare, toccare, pestare i piedi e odorare un oggetto. In casi estremi questi movimenti possono essere osceni (copoprassia) o autolesivi.
– I tic vocali semplici comprendono invece attività come il raschiarsi la gola, grugnire, tirare su col naso, sbuffare e abbaiare. I tic vocali complessi sono costituiti dalla ripetizione di parole o di frasi fuori dal contesto, la coprolalia (utilizzo di parole socialmente inaccettabili, spesso oscene), la palilalia (ripetizione dei propri suoni o delle proprie parole) e l’ecoalia (ripetizione del suono, parola o frase uditi per ultimi). Altri tic complessi includono l’ecocinesi (imitazione dei movimenti altrui).
Ugualmente in base al tempo e alla loro evoluzione è possibile distinguere: i tic transitori, che includono tic motori o vocali che perdurano almeno 4 settimane ma non più di 12 mesi consecutivi e i tic cronici, condizione che può essere osservata sia in bambini sia in adulti, con un esordio prima dei 18 anni.
I tic sono preceduti da un sentimento di tensione che è momentaneamente sospeso attraverso la scarica rappresentata dall’esecuzione del tic stesso. Spesso segue un sentimento di vergogna e di colpa, non di rado rinforzato dall’ambiente circostante. Inizialmente si tratta di una semplice condotta motoria reattiva ad una situazione d’ansia momentanea. Tale dinamica mostra la facilità con cui i bambini agiscono nella sfera motoria gli affetti, i conflitti e le tensioni psichiche. La persistenza del comportamento ticcoso però può rappresentare una possibile modalità di espressione di successivi conflitti e può assumere significati successivi meno legati al significato iniziale.
I tic non rappresentano nella maggior parte dei casi un grave disturbo, tuttavia vanno considerati sin dai primi segnali.
In questo modo sarà possibile intervenire su dinamiche negative a livello psicologico e relazionale e, al tempo stesso, monitorare le difficoltà comportamentali spesso associate, quali condotte disinibite, intolleranza alla frustrazione, iperattività motoria, sintomi di tipo ossessivo-compulsivo, disturbi della lettura e/o del calcolo, turbe del sonno.
La patologia ha delle ricadute nell’ambiente familiare e ne esprime, al tempo stesso, aspetti disfunzionali nelle dinamiche. Di fronte al ripetersi dei comportamenti i genitori possono inoltre ricorrere ad azioni punitive, nel tentativo di sopprimerli, ottenendo però un fallimento che contribuisce a mantenere o ad aggravare della tensione nella relazione.
Nell’approccio al bambino con tic, il rischio può essere quello di focalizzare l’attenzione solo sul sintomo, ignorando la globalità del bambino. Risulta di fondamentale importanza considerare il suo sviluppo complessivo, il suo funzionamento adattivo, i suoi vissuti, il suo ambiente di vita per una presa in carico che aiuti il singolo e l’intero sistema familiare di cui fa parte a costruire un percorso verso un incremento del benessere nelle relazioni.
Nella mia attività professionale svolgo colloquio di sostegno e percorsi di parent training per affrontare tali problematiche, consapevole dell’importanza, per le storie dei singoli bambini e delle loro famiglie, di un impegno in tal senso. Per chiarimenti e ulteriori dettagli non esitare a contattarmi e a diffondere questo breve articolo.