Come interpretare segnali comportamentali, espressioni di disagio, note disciplinari, ritiro e insofferenza verso l’ambiente scolastico? L’atteggiamento prevalente rispetto a questi fenomeni è stato, a lungo in modo monolitico, quello di identificarli come segnali di un disturbo del singolo, una difficoltà del bambino o del ragazzo su cui intervenire, spesso colpevolizzando l’alunno o i genitori. Il vertice osservativo era quello dell’adulto sta che, a partire dai suoi paradigmi teorici positivisti, inquadrava una situazione a partire dalla violazione di regole o aspettative secondo il proprio sapere, senza interrogarsi o poter conoscer le dinamiche emotive sottostanti.
Il Questionario per la valutazione del Benessere Scolastico e identificazioni dei fattori di rischio (QBS 8-13) ha lo scopo di analizzare il benessere di bambini e ragazzi dagli 8 ai 13 anni a scuola, attraverso tre forme che considerano il punto di vista di genitori, insegnanti e dell’alunno stesso.
Le diverse versioni del QBS per bambini e ragazzi e quelle per genitori e insegnanti si compongono delle seguenti sottoscale: – QBS-B/R: soddisfazione e riconoscimento, rapporto con insegnanti, rapporto con compagni di classe, atteggiamento emotivo a scuola, senso di autoefficacia, processi di attribuzione causale; – QBS-G/I: vissuto personale genitore/insegnante, valutazione apprendimento figlio/alunno, vissuti emotivi figlio/alunno, consapevolezza figlio/alunno, rapporto con insegnanti/genitori.
Non di rado mi capita di integrare i colloqui anamnestici e di accoglienza della domanda con questo strumento, di utilizzo semplice e intuitivo, e standardizzato su un campione di oltre 2800 soggetti tra alunni, genitori, insegnanti. Permette inoltre somministrazioni, individuali o collettive. Spesso si rileva fondamentale per uscire dalle visioni sclerotizzate e posizioni abituali e ben difese, frequenti purtroppo in situazioni di disagio scolastico e conflittualità tra famiglia e istituzioni formative, e permette inoltre di ottenere un quadro dei fattori di rischio e protezione all’interno dell’ambiente scuola, utile per la programmazione di interventi mirati, in particolare per i bambini con Bisogni Educativi Speciali.

Tale strumento può essere inoltre utile nell’esplorare difficoltà del minore nel rapporto con i suoi coetanei, in casi di isolamento o di vessazioni, tenendo conto degli sguardi del diretto interessato, dei suoi familiari e degli insegnanti. Risulta spesso un valido aiuto anche nel personalizzare la proposta formativa definendo nel Piano Didattico Personalizzato, integrando indicazioni e suggerimenti, frutto delle riformulazioni del disagio del minore, all’interno di quadri di Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Nel tempo della pandemia, dei rientri in classe e dell’angoscia sociale questo strumento può costituire uno spazio insaturo per raccogliere e rendere pensabile il disagio che il bambino può sperimentare rispetto al rientro in classe e ai timore di contagi.
Nella mia attività professionale accolgo alunni in difficoltà e famiglie, consapevole dell’importanza di ascoltare e contenere il disagio che portano, aiutando a contenerlo e renderlo pensabile, esplicitandone anche il livello istituzionale ed intervento su di esso, laddove necessario, coinvolgendo il personale scolastico.
Per chiarimenti e ulteriori dettagli non esitare a contattarmi e a commentare questo breve articolo.