“Anziani“, “vecchi“, “nonni“, “terza età” e “quarta età“: esistono tante espressioni con cui indicare le conseguenze del naturale e inevitabile processo di invecchiamento a cui tutti, come esseri umani, siamo destinati.
Il titolo di questo articolo è una citazione di Carl Rogers, noto psicologo statunitense, che rimanda alla possibilità di ribaltare le tradizionali visioni di declino e difficoltà legate alle fasi della maturità, sottolineando gli aspetti di crescita e di possibilità racchiusi in questo periodo.
La speranza di vita sta continuando ad aumentare e con essa sono cresciute anche le attenzioni che dedichiamo a questo periodo della vita, tutt’altro che una fase di decadenza o di rimpianti.
L’ultimo periodo della vita è però identificato di solito con una connotazione negativa. Si tende a far riferimento a ciò che non c’è più, che si va perdendo man mano: udito, vista, memoria, lavoro, contatti sociali, coniuge… Il V Rapporto Nazionale su Filo d’Argento ha messo in evidenza, in estrema sintesi, l’aumento del disagio e la diminuzione dell’assistenza verso gli anziani.
Nella prospettiva del ciclo di vita, secondo cui i cambiamenti attraversano ogni momento dell’esistenza e influenzano il singolo, le coppie e le relazioni, sono molte le sfide che devono essere affrontate per vivere pienamente quest’età.
In occidente l’ingresso in quella che si considera come età avanzata è segnato da un importante momento di passaggio: il pensionamento.
Non si tratta di una condizione semplice da affrontare e, benché a volte molto attesa, può rappresentare un evento critico. Possono esserci poi molti altri passaggi difficili che potrebbero riguardare il singolo o la sua famiglia: è possibile provare un senso di inutilità per l’uscita del lavoro, la solitudine, il rischio isolamento, timori e preoccupazioni verso una malattia propria, o del coniuge o dover affrontare gravosi compiti di assistenza verso genitori malati oppure doversi confrontare con l’ uscita dei figli dalla famiglia di origine.
Contribuire a costruire, nell’interazione con associazioni e altri attori sociali, momenti di socialità e di condivisione, organizzare e coordinare interventi e aiuti presenti nella rete familiare, oltre che la disponibilità a un ascolto non giudicante e di sostegno, eventualmente a domicilio, in base alle necessità, sono le risorse che la figura dello psicologo può inserire nella società e nelle relazioni rispetto alla tematica dell’invecchiamento.
A questo proposito conoscete l’importanza delle storie, di raccontarle, anche quelle meno piacevoli, e dei benefici che possono avere sulla salute. Li ho descritti in questo articolo
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