E se non facesse per me? Alcuni segnali per capire se la facoltà scelta non è quella giusta.

L’iscrizione all’università rappresenta un passaggio importante nella crescita di ciascuno, e, benché frutto di riflessioni, e resta un salto nel buio:  per quanto si possa desiderare di raggiungere quel settore professionale, non si può escludere che, nel corso del ciclo di studi, si capisca di non essere portati per quell’area occupazionale. Di fronte a una scelta così complessa spesso si desidera ascoltare il parere di amici, genitori e adulti, benché questi, a loro volta, possano commettere degli errori.

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La domanda fatidica “e se avessi sbagliato facoltà?”, insomma, è qualcosa che potrebbe accadere a tutti e non è certo un segnale di poco impegno o scarse capacità.

Il contesto universitario rappresenta un universo complesso, ricco di scelte e di ostacoli, in cui un senso di spaesamento non è infrequente, ma, fortunatamente, è possibile in ogni momento modificare il percorso, riprendere e concludere con la Laurea in ciò verso cui ci si sente più portati.

Un fattore davvero importante è il tempo: lasciarne trascorrere troppo, semestre dopo semestre, renderà ogni tentativo di modifica alla situazione di difficoltà più complesso e gravoso.

Più precoce sarà la percezione di poter avere un disagio legato alla scelta universitaria compiuta meno complesso potrà essere l’avvio di un sistema di azioni che condurranno a una situazione di maggiore benessere ed equilibrio.

Risulta molto dispendioso e poco efficiente portare a termine un percorso di studio se alla base non c’è una stabile motivazione e aumentano rischi di insoddisfazione e abbandono degli studi. Riconoscersi, o sentire delle somiglianze tra la propria situazione o quella che ci sembra stia vivendo un figlio o un amico, in alcune di queste sintetiche descrizioni non deve però essere segnale ulteriore di condanna, colpa o di mancanza di speranza; è possibile occuparsi di questo disagio e reperire le risorse per risolverlo, costruendo percorsi per un’esperienza formativa e professionale più soddisfacente.

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Ecco quindi alcuni segnali di disagio che possono essere un campanello di allarme a aiutare a capire che la facoltà scelta non è quella più adatta a sé.  

  • 1 Mancanza di motivazione. Ogni  inizio rappresenta un periodo carico di aspettative e di desiderio di impegnarsi. Partecipando alle lezioni, preparando i primi esami può succedere però di sentire l’energia alla base delle nostre azioni farsi via via meno intensa. In parte è un processo di presa di contatto con la realtà e di superamento delle fantasia, tuttavia se questo vissuto di demotivazione non è momentaneo e riguarda tutti gli aspetti dell’esperienza universitaria, determinando un peggioramento nella prestazione e nell’umore, è un segnale da non sottovalutare.
  • 2 Scarso interesse per le materie. All’interno di un percorso universitario esistono esami che suscitano meno interesse e sono più ostici, in quanto la preparazione richiesta è ampia e considera molti settori. Accorgersi però di non essere coinvolti da nessun insegnamento rende lo studio molto difficile, contribuisce a far ottenere risultati inferiori alle attese e allontana benessere e successo formativo e professionale.
  • 3 Difficoltà nello studio. Le difficoltà nella preparazione di un esame, se abbinate a motivazione e passione, possono anche essere superate. Anche accettare una bocciatura o scegliere di rifiutare un voto perché troppo basso non sono aspetti problematici nella carriera universitaria. Accorgersi però di non riuscire in nessuna prova, nonostante studio, impegno e magari aiuti e tutoraggi, potrebbe essere un segnale di non aver trovato la facoltà più prossima all’ambito in cui si è portati. A questo proposito, e per superare una nozione monolitica di intelligenza, segnalo l’articolo sulle intelligenze multiple.
  • 4 Mancanza di progettualità.  Lo scarso desiderio di progettare il futuro, il frequentare le lezioni “perché si deve“, la fatica ad immaginarsi al termine del percorso, mentre i colleghi si entusiasmano per possibilità e intenzioni future, potrebbe essere un segnale di una deflessione dell’investimento nello sviluppo accademico e professionale della persona che, a fronte delle difficoltà riscontrate, si sta orientando, magari con poca consapevolezza, su altri aspetti, tralasciando l’università e dovendo affrontare consideravoli disagi. .
  • 5 Peggioramento del livello dell’umore e dell’autostima L’università è un’attività che richiede una rimodulazione di tutti gli impegni della vita, frequentare le lezioni, preparare gli esami, modificano l’intera esperienza dello studente. Confrontarsi con il peso di una condizione non desiderata o che implica disagio peggiorerà la qualità della vita, facendo aumentare confusione, irritabilità e stress.

I percorsi di orientamento non richiedono un impegno esteso nel tempo né elevate risorse economiche, tuttavia costituiscono un adeguato momento di ascolto e riflessione, basato sul colloquio individuale sulle preferenze personali, sulle prospettive di carriera, sulla motivazione e sulla somministrazione, con supporti informatici e familiari alle nuove generazioni, in grado di restituire al giovane un’immagine del percorso formativo svolto finora e delle sue preferenze in base alla quale sviluppare nuove consapevolezze sulle sue scelte.

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