La società contemporanea propone modelli, sia per l’uomo sia per la donna, di funzionalità, capacità e successo da cui ogni difficoltà o problema di salute appare escluso. Non sembra esserci spazio infatti, né per i singoli, né per la comunità, per complicazioni legate alla condizione fisica e mentale e inoltre si tende a identificare l’avanzare dell’età con una dinamica negativa di accrescimento delle problematiche fisiche e diminuzione delle capacità.
Affrontare i piccoli acciacchi, le dimenticanze, le fatiche come, più in generale, i segnali di cambiamento nel nostro corpo o nelle sue funzionalità, tende a suscitare atteggiamenti e vissuti differenti e contrastanti, benché talvolta compresenti, che, artificiosamente separati, possono essere identificati come segue:
- si può reagire in modo molto preoccupato e tendente all’ipocondria, mostrandosi inclini a consultare molti medici e a sottoporsi ad esami.
- “Mi scordo sempre qualcosa..ecco questo è il segnale di qualcosa di grave…” ;
- oppure la persona può mostrare atteggiamenti tendenti a minimizzare e a distogliere la propria e altrui attenzione rispetto al problema o alla difficoltà, stabile o temporanea, con cui, talvolta segretamente, si confronta.
- “Si dimentico qualche parola ogni tanto, in fondo però non è nulla, non c’è da preoccuparsi, né da pensarci..passerà..“
Se il primo atteggiamento porta ad affannarsi nel cercare appuntamenti, magari consultando specialisti in strutture diverse e impegnandosi in terapie ed esami, il secondo porta ad un comportamento all’apparenza più tranquillo. Non appaiono infatti comportamenti visibili all’esterno connessi con la preoccupazione circa la propria salute, non ci sono segnali del timore di invecchiare, né di poter avere una malattia, tuttavia i pensieri e le preoccupazione di un decadimento fisico sono presenti, per quanto abilmente e faticosamente nascosti.
Cercando di riflettere al di là delle macroscopiche e palesi differenze tra i due atteggiamenti e i comportamenti che ne derivano, appare un’area più profonda che li accomuna.
Si tratta dell’angoscia rappresentata dalla paura della malattia o di averne una con l’avanzare dell’età che può, a seconda dei tentativi con cui si cerca di controllarla, manifestarsi come un peregrinare preoccupato tra molti professionisti ed ospedali o, al contrario, con un accantonamento dei segnali di richiesta di attenzione da parte del proprio corpo, per non prendere consapevolezza dell’angoscia che ne deriva.
Ad esempio i cambiamenti nella memorizzazione e nella rievocazione; le dimenticanze, di parole, appuntamenti, progetti, con cui ci si può trovare a confrontarsi rappresentano un aspetto emblematico dell’ambivalenza che si prova di fronte a cambiamenti nel nostro funzionamento: con l’andare degli anni infatti le strutture cerebrali si modificano e con esse mutano le nostre prestazioni, senza contare il peso di fattori stressogeni e umorali. Il loro mutare non corrisponde però, in modo automatico, a una progressiva riduzione della funzionalità; per approfondire ecco un articolo su per andare oltre i luoghi comuni sull’invecchiamento e la perdita di capacità.
L’impressione di non poter avere il controllo su una propria facoltà, come la memoria, il linguaggio, la capacità di pianificazione, e la consapevolezza di un suo peggioramento determinano però una condizione di disagio e ulteriore stress che può attivare comportamenti di ricerca di conferme della propria supposta condizione di malattia o, al contrario, altri di completa negazione di qualsivoglia cambiamento, tollerando il timore che qualcosa possa non andare senza comunicarlo agli altri.
Un’opportunità per superare queste posizioni e la loro alternanza, fatti di tensione, disagio e preoccupazione, è rappresentata dalla possibilità di un confronto con un professionista, figura in grado di contenere le ansie circa i cambiamenti che si rivelano dovuto al passare degli anni, orientare tra esami e valutazioni necessarie e fornire informazioni per comprendere al meglio quanto si sta affrontando.
Ho ritenuto quindi, in virtù della centralità della figura dello psicologo nella prevenzione del disagio e nella promozione del benessere nell’esperienza delle persone, di aderire per il secondo anno consecutivo alla Giornata di Prevenzione dell’Invecchiamento Mentale, un periodo di check up gratuiti e informazioni sul funzionamento mentale e i suoi cambiamenti nel ciclo di vita, in programma nel mese di settembre.
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